In quel preciso momento, come se si fosse svegliato da un lungo sonno, il principe si ridestò, uscì dalla tomba, prese sotto braccio quella brutta donna, la condusse nel suo palazzo e la sposò.
Quella sera stessa fece sparare razzi e mortaretti e dappertutto si vedevano fuochi d’artificio.
Quando la figlia del re si svegliò e vide la tomba scoperchiata e il secchio pieno, rischiò di morire per il gran dolore.
Pensa e ripensa, alla fine decise di andare alla ricerca del principe.
Cammina cammina arrivò in una città dove tutti parlavano dei festeggiamenti che erano stati fatti per il matrimonio del principe con la donna che lo aveva liberato dall’incantesimo e provò una gran rabbia perché le era stato sottratto lo sposo con l’inganno.
La giovane, per poter almeno vedere l’uomo che avrebbe dovuto diventare suo marito, affittò una casa proprio di fronte al palazzo reale.
Un giorno, mentre era al balcone, il principe la vide e, estasiato dalla sua bellezza, cominciò a corteggiarla e così sua moglie si ingelosì e, siccome era incinta, gli disse che, se fosse andato ancora alla finestra, si sarebbe data tanti pugni sulla pancia finché il bambino non fosse morto.
Il principe allora, poco a poco, rinunciò ad andare al balcone per guardare la sua bella. Quando lei se ne accorse, si ricordò della noce, della castagna e del fuso che le fate le avevano regalato.
Ruppe la noce e subito ne uscì un pappagallo che volò sulla finestra e si mise a fischiettare bellissime melodie, come quelle che cantavano una volta i gondolieri e tutta la gente si fermava ad ascoltare. Allora la moglie del principe esclamò:
«Se non mi comperi quel pappagallo mi darò tanti pugni sulla pancia che ammazzerò il bambino».
Il principe, che a dire il vero era proprio un ingenuo, mandò subito un'ambasceria alla figlia del re per pregarla di vendergli il pappagallo.
Lei rispose che non era una bottegaia ma che, se lo avesse accettato, glielo avrebbe regalato volentieri.
Il principe accettò e il pappagallo fu portato a palazzo.
Dopo qualche giorno la figlia del re aprì la castagna: subito ne uscirono una gallina e dodici pulcini d'oro. La fanciulla li mise sulla finestra e appena la moglie del principe li vide ripeté la solita cantilena e minacciò suo marito di uccidere il bambino se non le avesse comperato la gallina e i pulcini d’oro. Così il principe dovette mandare un'altra ambasceria e la figlia del re rispose come la prima volta, disse cioè che non vendeva niente, ma che se il principe avesse voluto, gli avrebbe regalato molto volentieri gallina e pulcini.
Il principe accettò e così gallina e pulcini d'oro furono portati a palazzo.
Dopo qualche giorno la figlia del re prese il fuso ed ecco che subito apparve una bellissima bambina che filava l’oro.
Appena vide quella meraviglia, la moglie del principe disse di volerla e ripeté a suo marito la solita minaccia di far morire il bambino a forza di pugni sulla pancia se non le avesse comperato la bambina che filava l’oro.
Il principe, che si vergognava di aver mandato le altre volte gli ambasciatori alla figlia del re, decise di andarci personalmente. E infatti ci andò e con molta cortesia domandò alla fanciulla dov’era la bambina dal fuso d’oro.
La figlia del re, al colmo della felicità perché il principe era andato a casa sua, prese la bambina per un braccio e le bisbigliò all’orecchio di far venire voglia alla moglie del principe di farsi raccontare le fiabe; poi la consegnò al suo amato.
Appena la moglie del principe prese la bambina sulle ginocchia, desiderò che le venissero raccontate delle fiabe. Il principe allora bandì un editto nel quale ordinava a tutte le donne del regno di presentarsi a palazzo nel giorno tal dei tali per raccontare le fiabe a sua moglie.
La mattina del giorno stabilito, nel cortile del palazzo reale si riunirono moltissime donne che, mentre aspettavano il loro turno, chiacchieravano ininterrottamente. Il principe, allora, disturbato da quel gran chiasso, dopo aver dato loro da bere e da mangiare, le fece mandar via. Ne trattenne solo due o tre tra le più tranquille e, tra queste, la figlia del re: furono portate nel giardino dove i due sposi le stavano aspettando seduti ad una tavola sontuosamente imbandita. Finito il pranzo la figlia del re, prima delle altre, cominciò a raccontare una fiaba che poi è quella che, se starete buoni, vi racconterò domani.
Scritto da: Daniela Zamburlin Illustrato da: Chiara Da Villa Tradotto da: Cecilia Holden
Questo contenuto appartiene alla serie del libro: Fiabe Popolari Veneziane / Venetian Folk Fairy TalesSplendide fiabe per tutte le età, originali veneziane e ambientate a Venezia. Illustrate, in italiano e in inglese.