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C’era una volta una donna che aveva un figlio tonto. Questo ragazzo ne combinava di tutti i colori ma sua madre non si rendeva conto di quanto fosse sciocco, lo scusava sempre e minimizzava ogni sua marachella.

La donna aveva una gallina che covava, e pensava che, non appena i pulcini fossero cresciuti, avrebbe potuto venderli.

Un giorno doveva uscire per un affare. Chiamò suo figlio e gli disse:

«Vieni qua, caro figlio mio, e ascoltami bene: stai attento a cosa fa la gallina e se vedi che va a spasso, falla tornare subito sul nido perché altrimenti le uova perderanno la cova e in tal caso non avremo né uova né pulcini.»

«Lasciate fare a me, madre – rispose il ragazzo – non l'avete detto a un sordo.»

«Ti raccomando anche di non andare a rovistare nel cassone della cucina – continuò la donna – perché dentro c'è del cibo avvelenato e se lo mangi ti tocca morire!»

«Dio me ne guardi – rispose il giovane – state tranquilla, non aprirò il cassone.»

Appena sua madre se ne andò, il ragazzo corse subito nell'orto e cominciò a scavare trabocchetti. Mentre faceva questo bel lavoretto si accorse che la gallina razzolava e non covava più le uova. Allora cominciò a gridare:

«Sciò, sciò, via di qua, torna subito a covare!»

Ma poiché la gallina non lo badava, le tirò il cappello, ma quella continuava a razzolare e allora, stizzito, la colpì forte con un bastone e la uccise.

«Ormai la gallina è morta – pensò – ma bisogna almeno che le uova non perdano la cova.»

Si tirò giù i pantaloni, andò a sedersi al posto della gallina e, naturalmente, ruppe tutte le uova.

«Quel che è fatto è fatto – esclamò – è inutile piangere sul latte versato. Dato che ho fame arrostirò la gallina e me la mangerò.»

Si mise subito a spennarla, poi la infilzò nello spiedo e infine la mise a cuocere facendo un fuoco da casa del diavolo.

Appena la gallina fu cotta, tolse lo spiedo dal fuoco, stese una tovaglia e andò in cantina a prendere il vino. Non aveva riempito metà della brocca che sentì una gran confusione provenire dalla cucina. Appoggiò il boccale e, con la cannula della botte ancora in mano, salì di corsa le scale e vide un gatto enorme che si portava via lo spiedo con la gallina ancora infilzata. Si lanciò subito all'inseguimento del gatto e tanto corse che riuscì a riprendersi spiedo e gallina. Purtroppo non si era accorto di avere ancora in mano la cannula della botte e quando tornò in cantina il vino sgorgava allegramente dalla botte, anzi era quasi tutto traboccato.

— Stai leggendo un estratto dal nostro libro Fiabe Popolari Veneziane, scritto da Daniela Zamburlin e disponibile anche in e-book.

«Bisogna che mi metta a lavorare sodo – piagnucolò – voglio che mia madre non si accorga di niente.» Per asciugare il pavimento prese un sacco di farina e lo gettò sul vino.

Ma siccome era terrorizzato dall’idea che sua madre scoprisse tutti quei disastri, decise di non farsi trovare vivo. Corse ad aprire la cassa dove c’era il cibo avvelenato, che in realtà era un vaso di miele dei più squisiti, e cominciò a mangiarlo, e più ne mangiava più gli sembrava dolce, e così lo mangiò tutto. Poi, credendo che ormai gli mancasse poco a morire, andò a mettersi nel forno.

Intanto ritornò sua madre e, non vedendolo, cominciò a chiamarlo ma lui non rispondeva. Allora la donna si spazientì e alzò il tono della voce.

«Sono qua, madre mia – disse infine il ragazzo con una vocina sottile sottile – sono nel forno e sto per morire.»

Nel sentire queste parole la donna si spaventò: «Oh, povera me! – esclamò – cosa dici mai?».

«Dico che mi sono avvelenato.»

«E chi ti ha dato il veleno, caro figlio mio?»

Il giovane raccontò come erano andate le cose e quando sua madre sentì che razza di veleno aveva mangiato fu davvero felice e gli spiegò che nel vaso non c’era veleno ma miele, e dei più squisiti. Lo sciocco però non le credeva e volle restare nel forno, e nel frattempo, dicendo di aver fame, si fece portare un sacco di cose buone da mangiare. Quando ebbe la pancia piena uscì dal forno e andò a dormire.

Scritto da: Daniela Zamburlin Illustrato da: Chiara Da Villa Tradotto da: Cecilia Holden

Questo contenuto appartiene alla serie del libro: Fiabe Popolari Veneziane / Venetian Folk Fairy Tales

Splendide fiabe per tutte le età, originali veneziane e ambientate a Venezia. Illustrate, in italiano e in inglese.

Questo contenuto appartiene alla serie: