Accedi — o — registrati

Del sito di Vinegia citta, Libro Primo

Quantunque volte pensando meco riguardo de genti diverse la condizione, et di quelle massimamente, che per alcun tempo hanno avuto imperio. Quello innanzi ad ogni cosa ho per certo, quei popoli, che oggi sono et per addietro furono per chiaro nome et ricchezza più che gli altri aver vogliuto, ai quali sia avvenuto aver citta et al riposo della pace, et all’uso della guerra sommamente acconcie.

Poteva io con essempio di più citta ciò dimostrare se l’antico oracolo d’Apolline non fosse manifesto il quale chiamò gli edificatori di Caldone ciechi, perciò che con poco giudizio la citta edificarono. Emmi piaciuto narrare un tal oracolo Delfico, affine che le nòve mura in acconcio luogo si edificassero. Furono a questo proposito nobilissimi scrittori, che hanno ardito affermare, che non harebbono Romani cosi agevolmente un tanto imperio acquistato, se da suoi maggiori la citta in altro luogo fosse stata edificata, quantunque puo apparere il medesimo non piu de Romani, i quali nelle armi innanzi a tutte le genti furono chiari, quanto d’Africani, Atheniesi et altri, che per adietro in mare et in terra signoreggiarono.

Ma gli altri lasciando, parlero di questi non deve a cadauno, movere gran dubio se per gagliàrdia del popolo ovvero per sorte, ovvero più tosto per il fortissimo sito della Citta sia avenuto, che Cartaginesi datte al popolo Romano le armi, datti i figlioli senza soccorso alcuno, senza aiuto, la terza guerra Africana tanto tempo prolongarono. Crederemo noi, che gli antichi poeti così in vano et inettamente abbiano cianciato, che non vedessero alcuna cosa quando dicevano, che Palade et Nettuno per Atene manifestamente combattevano? Chi non vede, che vollero quegli uomini savi affermare niuna cosa più commoda, più sana, piu felice, alla citta poter avenire, che se da principio fossero edificate in luogo, per il quale, come per stabile et perpetuo tempio, i Dei anchora non rifiutassero di contendere, il che essendo così, et apparendo a tutti, che percio molti popoli per fama et ricchezza fossero chiari.

— Stai leggendo un estratto dal nostro libro Del sito di Vinegia. La più antica guida di Venezia, scritto da Marco Antonio Sabellico, curato da Maurizio Vittoria e disponibile anche in e-book.

Il stupendo et mirabile sito della Venetiana citta non solamente questa sommita di stato ove ella è venuta, a que primi edificatori da principio poteva promettere, ma a discendenti eziandio stabile, perpetuo et durevole imperio. Adunque alfine, che cosa intanto memorevole, et per la cui cognizione alle fiate novi principi dall’ultime terre qua son venuti, a tutti fosse manifesta, ho disposto brevemente scriverne, confidandomi, che questo avvenisse, che quando il sito del luogo non solito, i notevoli edificij, il ricco ornamento, et finalmente le vecchie et nuove cose haro dichiarato, quelli, che Venezia per alcun tempo vedranno, et forse leggeranno i miei scritti, con una bocca debbano affermare, che io non solamente abbia descritto di questa citta il sito, ma come in una tavola, la vera immagine di lei havere espresso.

Ma quegli ai quali non è avvenuto vedere una tanto citta, confessino anchora essi questa sola citta innanzi alle altre, che sono oggi, sommamente degna da essere veduta, et veramente di tale maniera, alla quale ne per la novita del sito, ne per il magnifico apparato, alcun’altra in tutto ‘l mondo si possa uguagliare. Ma perche assai vagato habbiamo, hoggimai daremo principio.

Scritto da: Marco Antonio Sabellico Curato da: Maurizio Vittoria

Questo contenuto appartiene alla serie del libro: Del sito di Vinegia. La più antica guida di Venezia

Un libro che è un'autentica e curiosa macchina del tempo, per vedere la Venezia del '500, tra storia, aneddoti e curiosità

Questo contenuto appartiene alla serie: