Curiosity, Gerard ter Borch the Younger, ca. 1660–62 (Metropolitan Museum NY)

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Le donne ai margini della Storia? Chi mai l’ha detta questa sciocchezza?

La scrittura femminile è testimonianza della continua presa di parola, di coinvolgimento, di proposte e di ribellioni, di volontà e di tenacia. In ogni momento di ridiscussione dei principi che reggevano la vita comune, che ispiravano le idealità di fondo e interrogavano il senso stesso dell’esistenza, le donne al pari degli uomini si fecero avanti, parteciparono e presero posizione. Rispetto agli uomini avevano inoltre un interesse ulteriore da difendere e sostenere: in ciascuna delle fasi storiche in cui si mise in moto una spinta al rinnovamento le donne intravidero anche un’opportunità per ridefinire la loro condizione sociale e personale e mettere in discussione i rapporti tra i sessi. Il movimento che viene definito con il nome di “Riforma” fu uno di questi: la sua centralità riguarda innanzitutto la straordinaria capacità di coinvolgimento di larghissime fasce di popolazione che intuirono che dietro e dentro la discussione sulla grazia, sulla confessione, sui riti e la fede, sull’accesso ai testi evangelici, era presente un anelito di libertà che mirava all’interiorità, alla consapevolezza e a una nuova dignità di sé.

Facciamo chiarezza: le donne non sono mai state un gregge uniforme e quindi le vediamo parteggiare per una fazione o per l’altra, per sostenere la fede protestante o per rilanciare quella cattolica, con rischi di vita e costi personali.

Ecco un esempio piuttosto interessante di tale ventaglio di posizioni: Marie Dentière, (1495-1561), nata a Tournai nelle Fiandre da una famiglia della piccola nobiltà, abbracciò nel 1520 le idee di Lutero e sposò Simon Robert, un ex prete ed eminente ebraista che divenne predicatore evangelico. Nel 1535 fece parte di una delegazione che si recò a Ginevra, che divenne città riformata, e da lì corse al convento delle clarisse per convincerle ad abbandonarlo; pubblicò in forma anonima nel 1536 la cronaca entusiasta di quei giorni, Guerre et Deslivrance de la ville de Genesve, e altri saggi che rivendicavano l’autonomia e il valore delle donne. Qui riproduco il frontespizio di un suo trattato in forma di lettera a Margherita di Navarra. Ma una donna, Jeanne de Jussie (1503-1561), si prese la briga di ribattere alla sua ricostruzione storica e si trattava proprio di una delle clarisse del convento ginevrino, per l’esattezza la scrivana, che Marie Dentière aveva cercato di convertire alla Riforma e di spronare al matrimonio. Rifiutando la proposta era stata scacciata con le altre da Ginevra. Jeanne de Jussie volle narrare la sua versione di quegli eventi, circolata inizialmente in forma manoscritta come Petite Chronique, poi l’ampliata nell’Histoire mémorable du commencement de l’hérésie de Genève. Oltre a denunciare le violenze dei riformati, sosteneva le ragioni dell’esistenza dei monasteri femminili come spazi autonomi di vita delle donne. Ma molte altre donne presero parola in quel conflitto che segnò così profondamente la storia di tutta l’Europa.

(tp)

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