È stata l’acribia di ricercatrice di Monica H. Green, dopo il lavoro di John F. Benton, a ricostruire la realtà della figura storica di Trotula. La sua fama e l’amplissima circolazione e rielaborazione in tutta Europa di opere riunite sotto il suo nome (si conoscono ben 140 copie degli originali latini e circa 60 copie di traduzioni nei volgari di diversi paesi) portarono gli studiosi a dubitare della sua reale esistenza.
Ma Trotula, o più precisamente Trota, non solo è esistita ma è stato ampiamente confermato che fu un’affermata autorità nel campo dell’ostetricia, della cura delle malattie delle donne e più in generale della medicina. Era vissuta nella Salerno nel XII secolo, un ambiente favorevole agli scambi culturali e in cui erano disponibili le traduzioni di trattati medici arabi.
Difficile pensare che una donna scrivesse in latino in campo medico? In realtà il caso di Trota porta alla luce un fertile terreno di scambio tra saperi pratici e codificazione, oralità e cultura scritta, un ambito in cui alcune competenze quotidiane fecero da traino anche per l’alfabetizzazione femminile e una forma di professionalizzazione.
Il lavoro a cui Trota è immediatamente associata è il Practica secundum Trotam in cui è ampiamente trattato il tema dell’infertilità femminile, un problema che, allora come ai nostri giorni, angustiava le donne. La generazione, secondo le antiche conoscenze, avveniva quando l’atto sessuale era desiderato dalla donna: Et in primieramente è da considerare l’ora la quale fa molto al generare e de questa che quando la femina il desidera e dilecta sia toccata
. Si poteva aiutare la fertilità con alcuni impacchi di erbe: Rimedio a fare ingenerare. Recipe mirra, storace, lengno, aloes, garofani, orbache, arsenico rosso, galle da cipresso, galbano. Gittaione, ysopo tutte queste cose siano tritate et ricevasi nella parte di sotto, prima che la femina abbia affare con suo marito
. (Firenze, Biblioteca Laurenziana, Ms. Redi MS. 172.1).
Sono tramandate alcune immagini di Trota, ma certo la più significativa è quella presente in un codice conservato alla Bibliothèque municipale di Rennes, MS. 593 folio 532r. del XIV secolo che la ritrae mentre rivela a un chierico i segreti della natura.