Pinna nobilis è il nome di un grande invertebrato marino, conosciuto anche sotto il nome di nacchera di mare, stura o palostrega, specie endemica del Mediterraneo (cioè presente solo in questa area) nonché uno dei più grandi bivalvi al mondo, che raggiunge il metro di altezza, tanto che nella nostra laguna è possibile vederla affiorare in condizioni di bassa marea.
La sua presenza nell’intero Mediterraneo è fondamentale perché è una specie costruttrice di habitat, che favorisce la biodiversità, portatrice di servizi ecosistemici, nonché specie-bandiera per tutte le altre specie collegate che da essa dipendono.
In pratica la Pinna nobilis gioca un ruolo ecologico chiave, come filtratore d’acqua e come habitat ideale per altre specie marine che intorno a lei crescono e si nutrono, formando ricchi popolamenti.
Oggi si trova in condizione critica, tanto da spingere l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) a classificarla come criticamente minacciata (critically endangered), ovvero la condizione immediatamente prima l’estinzione di una specie. Infatti, se indicativamente dagli anni 2000 circa la specie ha vissuto una fase di recupero ed espansione molto importante, al punto da risultare addirittura anomala in alcune aree (tra cui la laguna veneziana), dal 2016 si è scatenata un’epidemia che ne sta letteralmente cancellando la presenza in molte parti del Mediterraneo.
Dalla Spagna si è allargata fino a raggiungere l’Adriatico dove, al momento, dopo aver risalito le coste dalmate sembra essersi arrestata all’altezza di Trieste. La laguna veneziana non sembra esserne stata al momento intaccata.
Un esemplare di Pinna nobilis fotografata da Marco Sigovini, CNR-ISMAR di Venezia (CC-BY-4.0)
L’origine dell’epidemia non è ancora determinata, sebbene sembra che il patogeno Haplosporidium pinnae (un genere di protozoo che interferisce con i suoi processi vitali, in particolare causando l’impossibilità di alimentarsi, determinando uno stato di inedia e poi la morte) sia quantomeno una concausa importante degli eventi di moria attualmente in corso della specie. Altre minacce a cui è sottoposta la specie, secondo l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sono da attribuire all’inquinamento marino, che incide sugli stadi larvali della specie, alla sua raccolta a scopi ornamentali e a forme di pesca illegale con attrezzi radenti sulla prateria di Posidonia oceanica, che ne causa la distruzione.
Per far fronte all’emergenza in tutto il Mediterraneo sono stati avviati progetti di mappatura, ricerca e studio al fine di riuscire a trovare una soluzione per arrestare l’epidemia in corso.
La tempestività di reazione e il fattore tempo sono decisivi in casi come questo, motivo che ha portato un gruppo di lavoro del CNR-ISMAR di Venezia (Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche) a lanciare il progetto di scienza partecipata “Mappa la Pinna!” a scopo di ricerca, conservazione e coinvolgimento dei cittadini.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Marco Sigovini, il responsabile dell'iniziativa, per capire meglio il progetto e l’importanza del portare un contributo attivo allo stesso, attraverso la segnalazione partecipata degli esemplari osservati nella nostra laguna.
“Mappa la Pinna! ha l’obiettivo di mappare la presenza in modo capillare della Pinna nobilis in tutta la laguna veneziana, un bacino d’acqua particolarmente esteso (che sta subendo una trasformazione sempre maggiore da ambiente di transizione, caratterizzato cioè da condizioni tipiche lagunari, a braccio di mare, ndr)” — illustra Sigovini — “questo ci permetterà di raggiungere una prima fotografia d’insieme della distribuzione della specie nel nostro territorio, anche nelle zone meno conosciute”.
“Questa prima fase è vitale per poter costruire una mappa affidabile su cui sviluppare la nostra ricerca, in primo luogo per poter analizzare e capire quali condizioni costituiscano l’habitat ottimale per la sopravvivenza della specie” — prosegue il ricercatore.
“Accelerare la mappatura pre-epidemia, quindi, è estremamente importante per conoscere l’attuale distribuzione e comprendere quali fattori la regolano come il range di salinità e di temperatura, arrivando a comprendere così quegli elementi utili a prevedere le dinamiche della specie” — continua Sigovini — “ma servirà anche a capire lo stato di salute attuale della Pinna nel nostro territorio e se le lagune sono habitat in cui la specie ha maggiore possibilità di sopravvivere.”
Un esemplare di Pinna nobilis fotografata da Marco Sigovini, CNR-ISMAR di Venezia (CC-BY-4.0)
Sul lancio del progetto di ricerca condiviso, Marco ci spiega che “l’idea di lanciare una ricerca partecipata, attraverso questa prima fase di segnalazione della presenza di esemplari nella laguna da parte di chiunque ne individui anche solo una, è nata da un’esigenza molto pratica: la laguna è molto vasta e il nostro gruppo di lavoro rischia di non riuscire a coprirla in modo capillare in tempi rapidi. Pinna nobilis, tanto più in quanto specie chiave per la biodiversità, è parte del bene comune chiamato laguna. Inoltre noi crediamo fortemente nella condivisione della conoscenza, quindi coinvolgere le persone che vivono la laguna ci è sembrato naturale.”
Abbiamo chiesto a Marco perché è importante partecipare al progetto:
- nonostante ci sia già stata una grande risposta dei cittadini, in alcune zone, in particolare quelle più interne, è importantissima un'ulteriore partecipazione per conseguire una mappatura accurata
- una volta conclusa la prima fase, quella successiva comporterà la validazione dei dati raccolti dalla mappatura iniziale ed un confronto con le caratteristiche del sedimento e della colonna d'acqua, in modo da identificare i fattori ambientali chiave per la specie
- la mappatura di Pinna nobilis in laguna rappresenta inoltre il punto di partenza indispensabile per il monitoraggio dello stato di salute, in particolare in merito all'epidemia, e per la definizione di misure di conservazione e gestione
- è a rischio la specie in tutto il Mediterraneo, riuscire a capire come Pinna nobilis risponde all'epidemia nella nostra laguna, se mostra una maggiore resistenza e perché, consentirà di acquisire conoscere e stabilire strategie per la conservazione della specie in tutto il bacino Mediterraneo
Ogni segnalazione, quindi, può fare la differenza non solo nelle amate acque lagunari ma in tutte le coste che vanno dall’Adriatico fino alle porte dell’Oceano Atlatico.
Come segnalare? Puoi farlo attraverso la mappa del progetto (segui le indicazioni, fai doppio click nel punto esatto che vuoi segnalare, si aprirà una scheda da compilare) oppure via mail all’indirizzo [email protected].