Curiosity, Gerard ter Borch the Younger, ca. 1660–62 (Metropolitan Museum NY)

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Curiosity, Gerard ter Borch the Younger, ca. 1660–62 (Metropolitan Museum NY)
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Nell’Alto Medioevo la scrittura era nelle mani di pochi. E non si può nemmeno affermare che fosse un “affare” di uomini bensì di una ristretta cerchia di maschi: scrivani, notai, cancellieri, chierici, spesso al servizio di altri. Il valore sociale della scrittura in quanto codice di scambio non era rilevante e gli autori erano soliti dettare le loro composizioni.

La produzione e la diffusione di testi, saperi e informazioni erano garantite con efficacia dalla vasta gamma delle articolazioni dell’oralità, legata a un mondo di voci, suoni e ritmi. E in questo universo sonoro le donne partecipavano da protagoniste.

La scrittura era coltivata nei monasteri, luoghi in cui si era mantenuta una tradizione d’insegnamento e di avviamento alla conoscenza del latino, la lingua letteraria e della scrittura sino all’Alto Medioevo. Pur con esiti non sempre elevati e con competenze grafiche assai differenziate, i monasteri erano luoghi di promozione culturale sia per gli uomini che per le donne. Un monastero era un’unità amministrativa situata nel territorio, con terre e proprietà: le monache dovevano pertanto apprendere a governare un’entità complessa e la scrittura era l’indispensabile strumento di gestione di acquisti, vendite, affittanze e rendiconti delle spese della comunità.

Registri e libri di conti, cartulari, testamenti, lettere: le badesse e le loro collaboratrici avevano indubbiamente le dita sporche di inchiostro.

Se pochi sono i documenti sopravvissuti, Le ricerche più recenti hanno fatto luce sul mondo delle copiste, a lungo ignorato o trascurato, risultati sorprendenti.

In questa copia redatta tra il 1130 e il 1174 in littera textualis delle Etymologiae e del De natura rerum di Isidoro di Siviglia, otto copiste del convento benedettino di Munsterbilzen, vicino a Maastricht, hanno lasciato il loro nome (la prima è Gertrut) insieme a un’invocazione affinché Dio potesse liberarle dalle pene e accoglierle in Paradiso e infine un anatema verso chiunque avesse osato rubare il libro.

Londra, British Library, Harley ms 3099

(tp)

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