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Nelle città di grande passato è la storia dell'arte che viene proposta e ripercorsa con più attenzione: in particolare l'architettura, la pittura, la scultura. Scarsa attenzione è posta invece su quanto la civiltà ha dovuto inventare e gestire per permettere agli artisti di manifestare il loro talento, ai potenti di amministrare, alla gente comune di vivere al meglio. In particolar modo difficile pensare alla tecnologia che, partendo dalle scoperte scientifiche, ha sviluppato sia gli oggetti d’uso comune che quelli più complessi e raffinati.

Facciamo un esempio: parlando di cannocchiali il nome che viene alla mente subito è quello di Galileo Galilei. Ma quante altre persone li potevano utilizzare, e, soprattutto, chi li costruiva, i cannocchiali? E chi faceva le lenti? E, dal grande al piccolo: i microscopi che aiutarono i progressi della medicina? E fermiamoci al “vedere” perché per ogni campo del sapere si potrebbe fare la medesima osservazione.

Come in ogni campo del sapere fondamentali sono stati e saranno i collezionisti privati che, per passione, cercano e trovano materiali che spesso le istituzioni importanti posseggono senza saperli riconoscere, proprio perché le risorse disponibili sono poche o perché si preferisce continuare ad occuparsi delle arti “alte” senza pensare ad un artigianato che anche dal punto di vista estetico ha delle indubbie qualità.

Partendo dalla Mostra OCCHIALI DA DOGE e prendendo spunto da impensabili, per molti, ma straordinari oggetti d'uso, ricchi di fascino quotidiano, e anche di intuizioni scientifiche che solo dopo anni verranno stabilizzate, si cercherà di capire chi li costruiva, con quali conoscenze, dove lavorava, quanti manufatti sopravvivono della loro attività.

Che nel caso di Biagio Burlini, ochialer all’insegna dell’Archimede sopra la fondamenta del Rosmarino si possono identificare anche grazie alla consultazione del Catalogo stampato nel 1758. Mentre in Venezia in quegli anni lavoravano anche Domenico e Lorenzo Selva in Calle larga San Marco affidando anche loro la loro scienza a testi conservati. E un’altra bottega esisteva in Campo San Bortolamio All’insegna dell’Aquila, gestita da Zacharia Casanova di origine tedesca.

L'incontro "Biagio Burlini occhialer, fabbricatore di macchine ed strumenti d'ottica, nella Venezia del '700" prende lo spunto dalla Mostra. Con Roberto Vascellari, curatore, con Diego Padovan e con Enrico Zanoni tutti e tre studiosi e collezionisti, sollecitati da Carlo Montanaro che sta provando a costruire una mappa, con particolare riferimento a Venezia, della visione e della riproducibilità delle immagini con la sua costituenda Fabbrica del Vedere.

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