Curiosity, Gerard ter Borch the Younger, ca. 1660–62 (Metropolitan Museum NY)

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Maddalena Scrovegni. Un cognome che “buca” la storia richiamando immediatamente la splendida cappella, gioiello di Giotto, che fece costruire a Padova il nonno, il ricchissimo banchiere Enrico. Ma c’è molto altro da raccontare su questa donna. Maddalena, figlia di Ugolino, fu un’erudita e una scrittrice, di cui rimangono varie lettere, rivolte anche ad altre donne, all’umanista Isotta Nogarola, alla regina di Napoli Giovanna d’Angiò, studiate dalla storica Margaret King.

Ma ci sono parole e scritture che sanno costruire realtà concrete, poggiare pietra su pietra e realizzare manufatti. Ed è il caso di Maddalena. Vedova a pochi anni dal matrimonio, la troviamo attiva nel mercato finanziario di Venezia, grazie anche alla cugina Maria Corner, figlia del doge Marco; suo padre del resto aveva ricevuto una formazione dal cancelliere e storiografo della Repubblica Raffaino Caresini. Le relazioni che strinse con la città lagunare le vennero molto utili quando, per le sue amicizie veneziane e per le guerre di predominio tra signorie, i carraresi, divenuti padroni di Padova, confiscarono le sue proprietà.

Decise allora di trasferirsi a Venezia. Il 21 maggio del 1421 scrisse di proprio pugno il testamento, conservato presso l’Archivio di Stato di Venezia, in cui chiedeva di essere seppellita con l’abito di conversa nella chiesa di s. Andrea della Zirada.

Ma quel che mi interessa qui è ricordare che oltre alla donazione di una croce d’argento con una reliquia del legno della croce e di alcuni libri e cospicui fondi alla chiesa di Santa Maria della Carità dell’Arena di Padova (Eremitani), Maddalena destinò una cospicua somma di denaro per fondare un ospizio a Venezia in campo santa Margherita (che scorgete nella sezione della pianta di Jacopo de’ Barbari che riproduco), forse nella stessa casa in cui aveva vissuto. Doveva accogliere tredici povere donne vedove di onorata condizione, di bonae vitae ac famae. E a un’altra donna, Maria de Forciis, forse una sua vicina, destinò una casa di sua proprietà sempre nella stessa contrada. La casa ospizio, situata lungo il rio della Scoazzera, poi interrato, e riedificata nel Settecento, ha mantenuto le stesse funzioni di istituzione caritatevole a favore di donne sole da allora sino a oggi, e appartiene al patrimonio attuale dell’I.R.E.

Un episodio di mecenatismo femminile poco conosciuto ma in realtà assai diffuso. Grazie Maddalena!

(tp)

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