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C’era una volta un re che aveva una figlia. Un giorno si presentò a palazzo un pescatore che voleva vendergli un enorme granchio, ma al re non interessava comprarlo. Il pescatore stava per andarsene quando nella sala delle udienze entrò la figlia del re.

«Oh, che bel granchio – esclamò – vi prego, padre mio, compratemelo.»

Il re glielo comprò e il granchio fu messo nella peschiera assieme agli altri pesci.

La principessa stava intere giornate ad osservarlo e così si accorse che, da mezzogiorno alle tre, spariva sempre.

Una mattina, mentre era seduta sull’orlo della peschiera, un mendicante le chiese la carità. La figlia del re prese dalla borsetta una moneta d’oro e la lanciò al poveruomo. Egli però non riuscì a prenderla al volo, e la moneta scivolò nel fossato che alimentava la peschiera.

Subito il vecchio si gettò in acqua per cercarla; nuotò a lungo fin che arrivò alla peschiera, la oltrepassò, imboccò un condotto male illuminato e alla fine, con suo grande stupore, sbucò in una piccola piscina che si trovava al centro di un salone arredato lussuosamente. In vita sua non aveva mai visto nulla di simile: le pareti erano di madreperla, le finestre di cristallo, i mobili di avorio e in un angolo c’era una tavola imbandita per due con piatti d’oro e bicchieri ornati di pietre preziose. Sopra ad una mensola di platino un orologio ornato di smeraldi segnava mezzogiorno.

Il vecchio uscì dalla piscina e proprio in quel momento udì un rumore d’acqua mossa. Fece appena in tempo a nascondersi dietro a un mobile allorché vide sbucare dall’acqua un enorme granchio che portava sulla schiena una fanciulla stupenda. Era la fata del mare e sui suoi lunghi capelli ramati era posato un fiore bianco; in mano teneva una bacchetta di corallo.

La fata scese dal granchio e batté sul carapace con la bacchetta. Allora ne uscì un principe giovane e bello. Insieme si avvicinarono alla tavola e appena si furono seduti, i piatti si riempirono da soli di cibi deliziosi e i bicchieri si colmarono di squisite bevande.

— Stai leggendo un estratto dal nostro libro Fiabe Popolari Veneziane, scritto da Daniela Zamburlin e disponibile anche in e-book.

Quando l’orologio segnò le tre, la fata si alzò, ordinò al principe di rientrare nel carapace e salì in groppa al granchio, poi scesero insieme nella vasca e si allontanarono.

Una volta sicuro di essere rimasto solo, il vecchio uscì dal suo nascondiglio e tornò a nuoto nella peschiera.

La principessa, vedendolo, si spaventò e si mise a gridare.

«Non strillate – disse il mendicante – devo raccontarvi cose straordinarie.»

E le riferì per filo e per segno tutto quello che aveva visto.

La giovane capì finalmente dove andava il granchio quando spariva ma volle controllare di persona e siccome era intraprendente e coraggiosa, il giorno successivo, all’ora di pranzo, scese nella peschiera e nuotando attraverso il condotto arrivò nella vasca di cristallo. Salì svelta nel salone e si nascose. Dopo poco vide arrivare la fata in groppa al granchio e quando dal guscio uscì il principe, se ne innamorò perdutamente. Decise dunque di dichiarargli il suo amore e, mentre i due mangiavano, si infilò nel carapace. Alle tre in punto il principe tornò nel guscio e trovò la ragazza:

«Sono la figlia del re – sussurrò lei – non aver paura, voglio solo dirti che ti amo e che voglio sposarti.»

«È un’impresa impossibile: sono vittima di un incantesimo e se la fata ti scopre, ci farà morire tutti e due.»

Scritto da: Daniela Zamburlin Illustrato da: Chiara Da Villa Tradotto da: Cecilia Holden

Questo contenuto appartiene alla serie del libro: Fiabe Popolari Veneziane / Venetian Folk Fairy Tales

Splendide fiabe per tutte le età, originali veneziane e ambientate a Venezia. Illustrate, in italiano e in inglese.

Questo contenuto appartiene alla serie: