Un riverbero violetto illuminava debolmente le pile di piatti abbandonati nel lavello in marmo. Si sedette davanti allo schermo del pc acceso. Il programma di cancellazione definitiva dei file stava ancora lavorando dopo ore. I documenti pesavano diversi Gigabyte e il software doveva sovrascriverli tutti per trentacinque volte, ma non aveva ancora finito.
Francesco guardò nervosamente l’orologio sul muro, sopra le mensole coi barattoli del tè e del caffè. Mancavano 45 minuti alle sei del mattino, l’ora in cui la polizia avrebbe potuto piombargli in casa per una perquisizione. E anche se come giornalista aveva ancora il diritto di scrivere di quei documenti delle forze armate trafugati da hacker e diffusi online, così come aveva fatto la sera prima, non sarebbe stata una buona idea farseli trovare sul suo computer. Né fidarsi del suo sistema di cifratura.
Karl glielo aveva detto molte volte: doveva cambiare software, scaricare l’unico che era ancora in grado di resistere agli attacchi dell’intelligence. Ma quel programma era stato messo fuori legge da alcuni mesi, dichiarato questione di sicurezza nazionale, e usarlo sarebbe stato ancora più rischioso. Anche diffonderlo, lo era. Karl, Axel e Mark stavano predisponendo un server sicuro, ospitato in Moldavia, che avrebbe dovuto servire come centro di diffusione da cui scaricare HardCrypt per chiunque lo volesse. Però avevano interrotto il lavoro dopo aver trovato una falla inaspettata sul sito del ministero della Difesa. E un’altra su quello dell’Interno. Il risultato era stata la fuga di documenti del giorno prima, il bailamme sui social, gli articoli di giornale che però non si erano soffermati sui contenuti. Quella era una frontiera rischiosa, su cui ormai si avventuravano in pochi giornalisti. Francesco lavorava per uno dei pochi grandi quotidiani del Paese, sopravvissuto alla grande crisi che aveva fatto implodere o raggruppare le testate nazionali. E per il momento, con alcune cautele, poteva ancora permettersi di scrivere di documenti riservati.
Si vestì e mise la caffettiera sul fuoco. Di lì a poco la sveglia sarebbe suonata e lui non avrebbe avuto un secondo libero per controllare il pc prima di spegnerlo e uscire.
Versò mezza caffettiera da quattro in una tazza di latta piena di teschi, un cimelio arrivato in un pacco per posta che gli era stato regalato a Natale da Mark, acquistato su un negozietto del Dark Web e pagato in AnonGold, l’ultima delle novità fra le monete digitali, tanto irrintracciabile quanto illegale. E si mise a sorseggiarlo subito sovrappensiero, bruciandosi le labbra.
Ricontrollò ancora una volta la chat, per vedere se Karl o Mark avessero lasciato un messaggio, un memo. Da Axel aveva ricevuto una comunicazione cifrata, inviata attraverso un sistema decentralizzato, che diceva «tutto a posto». Ma gli altri due, come ogni volta dopo un’azione, sparivano per giorni, divenendo irraggiungibili anche per lui. E questa cosa ogni volta e sempre di più lo mandava in fibrillazione.
Finalmente il programma di cancellazione sovrascrisse anche l’ultimo file e si chiuse. Francesco spense il pc, giusto in tempo per sentire, oltre la parete, il suono della sveglia e vedere poi spalancarsi la porta della cucina. Entrò un labrador scodinzolante seguito da due bambini di sei e otto anni, in pigiama, che gli puntarono contro due spade laser.
«Dove nascondi Darth Fenner?» urlarono facendo irruzione. Il più piccolo si arrampicò su una sedia, l’altro si mise a correre attorno al padre. Lui sorrise, aprì il frigo e prese il cartone del latte.
«Me l’hai messa la merenda in cartella?» domandò quello più grandicello, che aveva una zazzera bionda sempre aggrovigliata e il broncio stampato in faccia.
«Certo che sì.»
«Ieri te l’eri dimenticata.»
Francesco sospirò.
«Andate a vestirvi, su.»
I bambini tornarono di corsa nella loro cameretta, continuando a fendere l’aria con le loro spade di plastica luminose. Il cane invece gli si sedette di fronte guardandolo deciso con la bocca semiaperta. Lui gli diede un biscotto. Poi ne prese un altro e lo addentò pensieroso.
Scritto da: Carola Frediani
Questo contenuto appartiene alla serie del libro: Fuori controlloCyber-thriller ambientato in Italia, scritto dalla giornalista investigativa Carola Frediani.