Che si può fare durante un isolamento? Raccontare!
Margherita d’Angoulême (1492-1549), regina di Navarra e sorella del re di Francia Francesco I, che ben conosceva la cultura italiana, si ispirò al Boccaccio e al suo Decamerone. Ma se nell’opera dello scrittore toscano era la peste nera del 1348 a costringere i giovani narratori, sette donne e tre uomini, a fuggire dalla città e a ritirarsi nella campagna fiorentina, nell’Heptameron di Margherita una compagnia di viaggiatori era obbligati a cercar rifugio, incontrando una serie di peripezie, nell’abbazia di Notre-Dame de Sarrance per delle straordinarie piogge autunnali che avevano distrutto ponti e strade.
Che poteva fare allora la brigata: una delle giovani presenti chiedeva alla saggia Oisille di escogitare qualche passatempo, che valga ad addolcirci la noia, che noi dovremo sopportare durante questo nostro lungo soggiorno; poiché, se noi non abbiamo qualche occupazione lecita e dilettevole, noi saremo esposte al pericolo di ammalarci. E il peggio si è che noi incapperemo in quell’incurabile male, che si chiama ipocondria
. Ricordando proprio l’opera del Boccaccio i convenuti per loro diletto decisero con parecchi altri della corte di far altrettanto, con questa sola differenza dal Boccaccio, di non scrivere cioè nessuna novella che non sia vera storia
.
L’opera, composta di 72 novelle e rimasta incompleta, è infatti uno specchio fedele della società del tempo e di corte, della fragilità della virtù e dell'ardore delle passioni umane; scritto con grande libertà anche di licenze erotiche, pone al centro il tema dell’amore e il ruolo delle donne, ma con un fine sempre morale, in un interessante incrocio di sacro e profano. Margherita era del resto una donna che ben coltivava una sua spiritualità, sotto la spinta del pensiero di Erasmo da Rotterdam e di Lefèvre d'Étaples ed era attenta ai movimenti di riforma religiosa che stavano percorrendo tutta l’Europa. A lei molte dame e letterate italiane guardarono con ammirazione, come Vittoria Colonna che le inviò un suo codice con 103 sonetti spirituali.
Qui riproduco la sua tipica firma, a calce di una lettera del 14 gennaio 1526 e l’inizio della prima novella dell’Heptameron, in un codice conservato presso la Bibliothèque Nationale de Paris.