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Savér che ora che xe
Questo detto significa "far capire la ragione"; viene gridato dal padre al figlio o da chi in una lite ha più autorità: Te fasso savér/véder mi, che ora che xe! E lo si sentetutti i giorni nelle liti domestiche cittadine.
Savér da freschìn
Freschìn è un termine per indicare un odore di un certo tipo, intraducibile con un suo corrispettivo esatto, in italiano. Si può dire che è il tipico odore di qualcosa che sta per andare a male, principalmente pesce, uova e carne.
Séco incandìo
È un gioco di parole che indica un uomo molto magro e che non abbia in tasca neanche un centesimo.
Sìe ore ła cresse, sìe ore ła cała
Letteralmente significa sei ore cresce, sei ore cala in riferimento alla marea e al legame naturale che Venezia ha con l'acqua.
Tagiar ła testa al toro
Quale sia il suo significato è materia conosciuta: togliere di mezzo gli ostacoli, tagliare secco, dar fine ad una questione senza dare ulteriori alternative, darci un taglio.
Ti xe bruta come ła peste
Il detto popolare deriva dal gruppo marmoreo dell'altar maggiore nella Basilica della Madonna della Salute. La figura della peste è qui rappresentata da una brutta vecchia, sdentata e dal volto spettrale.
Tiràr i spaghi
Significa l'atto di morire, di passare a miglior vita.
Tre całìghi fa 'na pióva
Il detto completo è Tre càłighi fa 'na pióva, tre pióve fa 'na brentana (o buriana), tre feste 'na putana.
Un alto e un basso fa un guałivo
Un detto altamente filosofico: indica infatti che messi insieme – o meglio ancora, mediati – un alto e un basso fanno un medio, pareggiano.
Un sórze in pìe el ghe ròsega el dadrìo.
Un modo assolutamente figurato e tipico dell'ironia veneziana per indicare una persona di bassa statura.
Va' a reméngo
È un intercalare nel dialetto veneziano, che viene detto sia come ingiuria, sia per scherzo.
Va' in móna!
Il termine mona sembra derivare dalla contrazione di monna (come la Monnalisa), che a sua volta è la contrazione di Madonna, di origine latina mea domina, ovvero mia signora.
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