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Una ventina di anni fa, in una rivista che si occupava di New Age e di temi spirituali, ho letto un articolo riguardante l’Era dell’Acquario — in cui ci siamo avviati da qualche anno, uscendo da quella dei Pesci.

La parte che più di tutte ha attratto la mia attenzione era: l’umanità attraverserà un periodo di dolore e sconvolgimenti, che la porterà poi ad un nuovo ciclo, più positivo, più consapevole, più spirituale, meno materiale, più in contatto con la Natura.

Questo periodo difficile che stiamo tutti attraversando me l’ha riportato alla mente.

Il pensiero e movimento New Age viene collocato come origine nel 1967, in Scozia, quando viene fondata la Comunità-giardino di Findhorn, sebbene debba la sua diffusione a livello internazionale a partire dal 1970 in poi, quando inizia a diffondersi negli Stati Uniti. Un movimento non esente da critiche, poiché comprendente anche gruppi dediti alla stregoneria, allo spiritismo, sette e culti di matrice orientale, che di norma non sono visti di buon occhio. Questo dovuto all’assenza di un’organizzazione centralizzata e gerarchica. Tuttavia, al suo interno troviamo anche pacifisti, ecologisti, scienziati, psicologi, psichiatri.

Cosa collega questi “mondi” così diversi tra loro? La percezione che i tempi siano maturi per un cambiamento profondo e radicale dell’intera umanità, quindi sia delle società che degli individui, verso un’era non più dominata da violenza, guerre e cristianesimo — Era dei Pesci —, ma da una nuova era all’insegna della pace, della spiritualità e dell’amore tra i popoli e verso la Natura — Era dell’Acquario —.

Un concetto, quello delle ere umane, che si ritrova anche in Gioacchino da Fiore, monaco cistercense vissuto nella seconda metà del 1100, il cui pensiero fondante si rifà alla Trinità e alle cui personificazioni di quest’ultima corrisponde un’era storica: al Padre corrisponde l'epoca precedente la venuta di Cristo e il relativo Libro sacro, il Vecchio Testamento; al Figlio l'epoca di Cristo e della Chiesa con il Nuovo Testamento; allo Spirito Santo, un'epoca in divenire, l'età dello Spirito.

Secondo la “tabella di marcia”, siamo entrati a pieno titolo nell’Era dell’Acquario nel 2020, l’anno della pandemia da Covid-19, l’anno in cui il termine crisi climatica sostituisce definitivamente il concetto di più “semplice” cambiamento climatico.

Due eventi planetari che, curiosamente, richiedono un’altrettanta attenzione, cooperazione e azione planetaria senza precedenti, sotto il profilo scientifico, economico, politico e sociale. Non solo, la crisi climatica più della pandemia ci sta obbligando ad approcciarci a tutto in un modo diverso, per alcuni versi radicale, ma soprattutto ci obbliga a percepire il mondo e il nostro ruolo in esso in un modo profondamente diverso.

La crescita umana esponenziale, la qualità dell’aria sempre peggiore, la scarsità sempre più incalzante di risorse, gli sconvolgimenti climatici, l’economia traballante, l’inequità sociale sono tutti indicatori attivi di un bel rosso acceso che ci dimostrano come questa tendenza non sia più sostenibile, tantomeno perseguibile.

È il bagaglio negativo che, restando nel concetto delle ere umane, ereditiamo dall’era precedente, quella dei Pesci, dominata da un benessere materiale.

Sarebbe però sbagliato affermare che l’era precedente abbia portato solo negatività, perché con essa c’è stata un’incredibile evoluzione sanitaria, tecnologica, di conoscenza e di condivisione in tempo praticamente reale che non ha precedenti. Per alcune zone del pianeta ha portato anche un benessere diffuso che in passato non esisteva.

Ma, come detto, dal 2020 è iniziata una nuova era e la crisi climatica, insieme alla pandemia di Covid-19, mostra ciò che deve essere cambiato, migliorato ed evoluto affinché l’umanità possa sperare in un futuro più vivibile, più sano e più sicuro.

Come ha affermato David Attenborough alla cerimonia di apertura di COP26, oggi abbiamo gli strumenti, abbiamo la conoscenza, abbiamo le risorse per poter far fronte a questo cambiamento, perché noi e le future generazioni possiamo contare su un futuro diverso da quello a rischio di estinzione.

Degli sconvolgimenti di cui parla il movimento New Age siamo già testimoni, con un vertiginoso aumento di eventi estremi in questi ultimi anni, che non sono interessati ai confini illusori che abbiamo costruito negli anni passati: un evento estremo colpisce dove ci sono le condizioni ideali per farlo, poco importa se è una cosiddetta nazione ricca o povera, poco importa se chi viene colpito è parte della causa o è solo una vittima non colpevole, poco importa se sei ricco o fatichi ad arrivare a fine mese. Colpisce dove più gli piace e pare, e lo fa con l’intensità che più lo accomoda.

La dolorosità dei tempi è altrettanto evidente, tra incertezza economica, inequità sociale, inequità climatica, stati d’ansia costanti e diffusi, perdite personali, disastri ambientali e via dicendo. È un dolore che sarà necessariamente parte del cambiamento, non tanto per il cambiamento in sé, quanto per la resistenza allo stesso.

Una resistenza che è figlia di diversità culturale, diversità di formazione e di conoscenza, diversità di stato sociale, diversità di condizioni economiche, diversità di percezione della realtà delle cose. All’interno di queste diversità troviamo anche gli aspetti più volontari di resistenza, come gli interessi economici o politici. E troviamo anche le paure e i timori più umani.

È un momento difficile e complesso, perché ci chiede di diventare tutti insieme profondamente responsabili, aperti al cambiamento e disposti a metterci in discussione, uscendo dalla nostra comfort zone. Ma lo è anche per la complessità degli elementi e degli aspetti su cui dobbiamo intervenire, nel modo più rapido possibile.

Tuttavia, come ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, è ora di dire basta. Basta brutalizzare la biodiversità. Basta uccidere noi stessi con il carbonio. Basta trattare la Natura come una toilette. Basta bruciare e perforare sempre più a fondo. Stiamo scavando le nostre stesse tombe.

Parole dure, ma su cui anche la scienza è ormai concorde.

È un momento difficile e di sofferenza perché nazioni meno sviluppate hanno necessità di svilupparsi, di offrire maggiore benessere alla popolazione, e devono trovare il modo di farlo senza la crescita incontrollata di cui hanno goduto altre nazioni prima di loro. Ulteriori elementi di tensione che vanno a sommarsi agli altri.

Ogni crisi è però portatrice di opportunità.

Avviarci tutti verso una nuova era più spirituale, sganciata dalle illusioni e dai modelli mentali del passato, è oggi possibile proprio grazie all’immenso bagaglio di conoscenze che abbiamo a disposizione adesso, della tecnologia e delle risorse per farlo, della possibilità di affidarci ad una rete planetaria di condivisione in tempo reale che fino a qualche decennio fa era impensabile.

I segnali del cambiamento già in atto diventano sempre più numerosi, gli esempi di buone pratiche per un vivere sostenibile ci sono già e non solo legati a singoli individui o piccole comunità. Paesi come la Colombia o il Bhutan hanno già raggiunto risultati importanti. Gli stessi indici economici si stanno sempre più aggiornando con indicatori che misurano il benessere umano su una scala più ampia che comprende, ad esempio, l’ambiente, le relazioni sociali, la salute, l’istruzione e la formazione, il benessere soggettivo. In Italia si chiama BES, Benessere Equo e Sostenibile. Le Nazioni Unite hanno creato ben 17 SDG (Sustainable Development Goals, obiettivi di sviluppo sostenibile). Il Forum Economico Mondiale tratta ormai regolarmente argomenti come la sostenibilità, la crisi climatica, un diverso benessere.

L’umanità sarà un altro elemento determinante. Non sentirsi soli, e non far sentire soli gli altri. Comprendere che siamo tutti disorientati e tutti siamo impegnati a gestire la normale quotidianità, impegnandoci al benessere nostro e della nostra famiglia. Ed è solo con l’impegno di tutti, e tutti insieme, che sarà più veloce uscire dalla fase più dolorosa a quella più serena.

Proviamo allora a dare fiducia alla nuova Era, entriamo in azione.

(mt)

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