È assai nota Ildegarda di Bingen (1098 – 1179), ragion per cui ero tentata di escluderla da queste mie pillole, ma qualcuna me l’ha richiesta e allora, eccone un breve ritratto che offre anche la possibilità di riflettere sugli effetti della promozione della cultura nei monasteri femminili dell’area germanica, associata sia alla riorganizzazione territoriale attuata dall’impero sia al precoce sviluppo nel Nord Europa del monachesimo riformato e all’adesione delle donne a quelle istanze.
E infatti conosciamo un numero di autrici, per lo più badesse ma non solo, che però - e questo è un dato piuttosto interessante – esplorarono più territori oltre alla profezia e alla mistica, che peraltro erano intrise di intenti politici e di pressanti inviti alla riforma dei costumi. Ma certamente la gamma di saperi indagati da Ildegarda è davvero notevole.
Oblata all’età di sette anni presso l’abbazia benedettina di Disibodenberg nella regione del Reno, trascorse tutta la vita in vari conventi, di cui divenne poi badessa, aperti tuttavia, com’era al tempo, alla comunità in cui si trovavano. Ildegarda dovette ascoltare i segreti, gli affanni e i disturbi delle donne e cercò di alleviare loro i dolori.
Profetessa e teologa, attraverso le sue potenti visioni che si incentravano anche sulla cosmologia e sulla dottrina degli influssi celesti, fu infatti pure erborista e guaritrice.
E sapeva scrivere (nella sua opera Physica o Liber Simplicis Medicinae) laicamente del piacere sublime della sessualità che spettava alle donne come agli uomini, pur nelle loro differenze che sapeva distinguere ricorrendo anche alle sue stesse sensazioni: Il piacere nella donna è simile al sole, che teneramente, lievemente e costantemente pervade del suo calore la terra, affinché dia frutto.
Conobbe profondamente la musica, che rappresentava per lei l’armonia celeste, e compose un dramma musicale e ben 77 canzoni. L’immagine riprodotta si riferisce a una pagina di uno dei due codici sopravvissuti della sua Symphonia Harmoniae Caelestium Revelationum, conservato presso l’abbazia benedettina di Dendermonde (Belgio) datati 1150-1175 e realizzato da uno scriptorium diretto dalla stessa Ildegarda.