Era un analfabeta; infatti, al posto della firma imponeva il signum manus.
Il suo fu un dogado travagliato da contrasti interni e pericoli esterni. Fu spinto ad abdicare dall’assemblea generale e si ritirò a S. Giorgio (altri dicono a S. Zaccaria, altri ancora a S. Ilario), dove morì subito dopo e dove venne sepolto.
Nel 1610 venne ricordato dai monaci come artefice della donazione dell’isola ai Benedettini con l’erezione di un busto (opera del veronese Giulio Moro) a destra della facciata della chiesa.
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