Ernesto Canal, detto Tito, nasce nel 1924 in una famiglia di antica origine patrizia, considerata alla fine della repubblica tra i barnaboti (famiglie originarie impoverite). Il padre ha una fonderia a Cannaregio, dove si lavorano metalli ma anche vetro di Murano, mentre la zia è custode al museo Correr. Proprio qui, Canal inizia a coltivare la propria passione per l'esplorazione, scoprendo mondi sconosciuti nelle soffitte del museo.
Durante il periodo di guerra, in cui Tito risulta disertore per i tedeschi, rimane nascosto e chiuso un anno intero in casa: un'esperienza che gli ha procurato un senso di vertigini quando ha iniziato ad uscire all'aria aperta. Vertigini che sparivano solo salendo in barca: «così io stavo li, anche quando era solo attraccata alla riva di casa».
I suoi primi 10 anni di attività sono dedicati a perlustrare l'intera laguna palmo a palmo, o come direbbe lui ghebo a ghebo, insieme a pescatori locali e al suo amico Archimede d'Iseppi; esperienza che gli ha permesso di conoscere ogni singola sfumatura e increspatura lagunare. La sua collaborazione con pescatori e abitanti del luogo sarà discriminante nel suo approccio alla ricerca e all'archeologia. Solo successivamente, all'età di 16 anni, si appassiona ad una diatriba tra studiosi sulle origini di Venezia, romane o medievali, che lo spinge ad approfondire l'argomento e ad avviare così definitivamente la sua carriera di pioniere dell'archeologia lagunare.
Altro incontro fondamentale è quello con Wladimiro Dorigo, all'epoca docente di storia di Ca' Foscari. Dorigo accompagnerà Canal in alcune uscite in laguna, incoraggiandone il lavoro di ricerca e scavo ed invitandolo a documentare le proprie scoperte. Ernesto arriva così alle scoperte di Costanziaca, San Lorenzo di Ammiana, Santa Maria cava: decine di isole scomparse e oltre 700 siti archeologici dove troverà vari reperti che testimoniano la presenza dei primi abitanti lagunari. Troverà frecce tardo neolitiche, monete, vetri, anfore, pavimentazioni, barche e moltissime altre cose che consegnerà alla Soprintendenza: oltre 90.000 pezzi che gli varranno il titolo, nel 1971, di ispettore onorario della Soprintendenza.
Tra le molte scoperte recenti, una delle più emozionanti è stata la villa romana di Lio Piccolo, con intonaci floreali arricchiti da uccelli e spirali. Un ritrovamento che arriva in seguito al rilevamento di numerose "case delle vacanze, ovvero ville a baia costruite lungo il canale che da San Lorenzo d'Ammiana portava ad Altino, battezzato il "Canal Grande dei romani".
Quest'ultima esperienza ha portato Canal a teorizzare la presenza di insediamenti lagunari databili al 1600 a.C., la cui trasmissione storica non era stata possibile a causa dell'innalzamento cilcico della marea che ogni 500 anni si alza ed aveva inglobato e sommerso isole e barene. La teoria di Canal è supportata da numerosi storici e archeologi e rappresenta un fondamento cruciale dell'archeologia veneziana.
L'archivio delle scoperte dell'archeologo ha dimostrato come la laguna di un tempo, di Venezia prima di Venezia, fosse lastricata di vere e proprie strade pavimentate, ville, capanne, barche, carri e ogni altra testimonianza di insediamenti romani.
Canal è uno studioso unico, tanto appassionato della ricerca da spendere somme ingenti in esami al Carbonio 14 su alcuni reperti, in magnetometri, in ecoscandagli e varie altre attrezzature pioneristiche e utili allo scopo. Uno studioso con un tale amore per la laguna ed il patrimonio in essa sommerso da vivere con rabbia tutti i lavori per la costruzione di valli da pesca e nuove vie d'acqua, cause inevitabili di distruzione di parte di questo patrimonio lagunare.
Nella sua casa sono conservate ancora molte di queste attrezzature, libri, i documenti delle sue ricerche ed una carta di Venezia che documenta le sue scoperte.